Album
Fino al precedente Re>>enter i Fonderia scomodavano (a partire dal nome) link un po’ tortuosi ma abbastanza robusti con certe fucine prog periodo seventies, di cui aggiornavano il linguaggio in chiave post post-rock, con particolare predilezione per le suggestioni ambientali tipiche delle soundtrack. Col terzo album My Grandmother’s Space Suit il quintetto romano sposta il punto di fusione, abbracciando istanze electro-funk e dando sfogo ad una vena melodica che sfocia in ben due tracce cantate, le prime del loro repertorio: trattasi della palpitante Loaded Gun, per la voce di Barbara Eramo, e della sarcastica I Can’t Believe This is Just a Pop(e) Song, affidata al canto del belga Emmanuel Louis (vocalist dei Funk Sinatra).
Il resto è tutto un gravitare spacey e frizzante, il retaggio jazzy nelle pennellate di tromba, gli intrecci sincopati delle ritmiche, il ghigno asciutto e sferzante della chitarra, le tastiere che spandono immaginifica aura eighties, il tutto organizzato in arrangiamenti rigorosi, mai appesantiti dalle pur numerose trovate (un plauso doppio, visto che le incisioni si sono svolte live negli studi della Real World a Box, nel Wiltshire). Va detto che oltre la confezione la band cala sul piatto una scrittura di buon livello, con una nota di merito particolare per Doctor’s Hill e A Billion electric Sheep. A tratti ti sembrano gli Yes colti da estasi Buddha Bar, altrove uno scherzo Tortoise risucchiato in un sogno elettrico quasi Air. Ma non è così facile descrivere e circoscrivere una proposta tanto complessa che ha trovato la via della semplicità e ne dà sfoggio con l’entusiasmo del caso.