Album
Musica dolorosa e asfittica quella che ci propone Jason Crumer in Ottoman Black. Sulla scia della strada tracciata da gente come John Wiese e Prurient – non a caso è la sua Hospital Productions a dare alle stampe il suddetto cd – . Ottoman Black parla la lingua dell’harsh noise più malato e trucido (Betrayal After Betrayal, News Rips Through The Community) ma non disdegna fields recordings di campane (Town Crier) e di torture corporali (Where are You?) fino ad arrivare alla catarsi finale di Certified Blue in cui la rabbia profusa lungo tutto il disco implode in un incubo dalle tinte dark ambient drone sostenute da poche note di organo.
La duttilità di Crumer in Ottoman Black dimostra il livello di evoluzione raggiunto dalla scena harsh americana: non più solo feroci ed incontrollati feedback foratimpani, ma anche delicate era raffinate soluzioni che parevano, fino a qualche anno fa, ad appannaggio dei soli musicisti “colti