Album
Parto delle più classiche e misteriose isole del mar Egeo, con indosso una tunica a coprirne il volto ma allo stesso tempo a svelarne l’immaginario, mossosi lungo le strade d’Europa catturando suggestioni e influenze, arriva oggi a partorire il disco d’esordio l’ultima sensazione made in Italy (che tanto Italy non è). Mai Mai Mai è la sigla dietro cui si cela il solo-project di uno dei più noti animatori della scena made in Roma Est e nel suo mettere a frutto esperienze diverse, musicali ma non solo, si distacca molto dalle atmosfere con cui siamo abituati ormai a confrontarci quando si parla di Borgata Boredom e affini.
In realtà, Mai Mai Mai fa partita a sé, anche esondando dai confini cittadini e/o dei compagni di merende. Theta vive, infatti, di sensazioni e suggestioni generate da un magma montante di flutti sonori che si scontrano e fortificano in continuazione, creando spazi allucinatori e visioni di una alterità a volte agghiacciante, a volte cullante come un nostos d’altri tempi. Tradotto in soldoni, l’esordio per Boring Machines è una mezzora di viaggio fuori dal tempo e in numerosi spazi fusi e confusi in una sovrapposizione stordente, che fa dell’album un agglomerato urticante di elettronica in battuta bassa a suon di synth, nastri, campionatori ed effettistica varia, generatore di atmosfere esoteriche e misteriche che trasudano un paganesimo ferale ma mai aggressivo.
Potremmo giocare facile coi riferimenti “foscoliani” sul topos dell’agognata terra natia perduta, ma l’irrequietezza – industrial, se proprio dovessimo ridurla ad una definizione che, nella sua ampiezza, denota solo un certo tipo di approccio – che riveste tutto Theta ci fa tornare in mente le inquietudini “umane” dell’Ulisse dantesco, minore Prometeo dei tempi (quasi) moderni, rese però da Mai Mai Mai con un uso sapiente delle macchine. Lavoro ostico ma arcaicamente affascinante e musicalmente eccelso.