Recensioni

Era pronto da un po’ questo atteso debutto di Venerus, purtroppo rimandato – come tanti altri lavori – a causa della pandemia. Le circostanze hanno fatto sì che uscisse praticamente in contemporanea a OBE di Mace, che anche qui produce quasi tutti i pezzi in scaletta, altro lavoro in cui Venerus ricopre un ruolo centrale. Se la paura era che i due dischi si “auto-fagocitassero” a vicenda viste le rispettive uscite una a ridosso dell’altra, la realtà sta invece dimostrando l’opposto: il risultato è quasi un doppio-disco di fatto, che ha innescato un circolo virtuoso di risonanza. Così OBE è il disco più ascoltato su Spotify e anche questo Magica Musica sta andando molto bene. Ma al di là delle strategie di marketing – fortuite o meno, sicuramente indovinate – veniamo della “ciccia” di un disco corposo e riuscito.
Già dal titolo e dalla cover che echeggia Giordano Bruno è evidente come nell’economia dell’album sia centrale l’atmosfera esoterico-fiabesca, che prende l’immaginario di un William Blake goloso di funghetti e lo affoga in un’orgia a tinte pastello di delicatezze preraffaellite. È un’estasi mistica ma mai religiosa, spirituale sì ma senza mai sbragare in un new age accattone. Le produzioni sono fresche e attuali: guardano a un soul/r&b al crocevia tra Ghemon e JMSN ma suonano riccamente suonate, nel senso che gli strumenti ci sono e palpitano. Quindi questa blackness slavata a base di hip hop ingentilito e funk bianco è traghettata in un mondo di pop quasi prog, che guarda ai Beatles di Sgt Pepper e ai Pink Floyd di The Dark Side of the Moon più che a quella che sarebbe la sua palette abituale di riferimenti, almeno sulla carta.
Le tinte oniriche che dicevamo sono quindi rese con arrangiamenti che danno risalto a synth avvolgenti e linee di basso spesso esaltanti, quella della lisergica e peppersiana Lucy (una “funksploitaion” molto anni ’90) su tutte, siano esse digitali (Buyo) oppure analogiche (Sei acqua). Ci si spalma poi sopra un po’ di sax (Brazil) o una chitarra stiracchiata (Fuori, fuori, fuori…), qualche delicato tocco di organetto (Se acqua) o un piano adeguatamente malinconico.
È in generale un disco che per ricchezza e omogeneità qualitativa dei risultati ha molto da insegnare al pop italiano (anche da classifica); il fatto che come il suo “gemello” OBE stia andando molto bene a livello di risultati anche numerici fa sì che il suo messaggio possa venire accolto molto più facilmente, e questo è solo un bene. A differenza del lavoro di Mace qui manca forse un singolone traino che possa fare il Sotto la Pioggia della situazione, ma va benissimo anche così.