Recensioni

Non so se vi sia capitato di guardare Ragnarok, serie televisiva nordica, danese-norvegese, disponibile su Netflix (seconda stagione stranamente già confermata). L’ambientazione è una città immaginaria chiamata Edda, in ovvio riferimento alla saga scritta in Islanda nel tredicesimo secolo, e la trama, per farla breve, gira attorno a un’attualizzazione della mitologia norrena. I personaggi sono scissi tra fragilità umane e poteri speciali in linea di successione con gli dei dell’antichità, ed è interessante che il Ragnarok in questione, cioè la battaglia tra le forze della luce e quelle delle tenebre che precede la fine del mondo, si svolga anche per salvaguardare l’ecosistema dall’inquinamento.
Odin’s Raven Magic è stato sviluppato proprio a partire dalla fascinazione nutrita da Hilmar Örn Hilmarsson, leggendario musicista locale e autorità religiosa nel rito pagano Ásatrúarfélagið alla sua prima partnership artistica con i Sigur Rós, nei confronti della letteratura medievale e nello specifico dell’Edda, ancora più nello specifico del capitolo dal titolo Hrafnagaldur Óðins, per l’appunto Odin’s Raven Magic. La storia, incentrata su due corvi che Odino inviò a sorvolare la Terra con il compito di portargli indietro informazioni, non si fa mancare il racconto di un banchetto a cui parteciparono gli dei del Valhalla, durante il quale infausti segnali si manifestarono come oscuro presagio dell’apocalisse imminente. Leggiamo sempre nel comunicato stampa che Hilmarsson ha dichiarato al riguardo: «È un poema molto visuale, con immagini di decadenza e di un mondo in fase di congelamento da Nord a Sud. È la rappresentazione di un apocalittico avvertimento. Forse le genti di quell’epoca lo percepirono sulla loro pelle. Al giorno d’oggi, di fatto, l’Islanda è coinvolta in una questione ambientale che riguarda l’energia idro-elettrica e la distruzione degli altopiani. Stiamo ricevendo un altro avvertimento».
Odin’s Raven Magic arriva dunque come una novità per la band islandese, senza contare alcune uscite limitate, ferma dal 2013 dell’ottimo e cupo album di studio Kveikur, ma in realtà è un recupero dagli archivi a lungo atteso dai fan più completisti. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Schola Cantorum Reykjavik e L’Orchestre des Laureats du Conservatoire national de Paris, commissionato dal Reykjavik Arts Festival nel 2002 ed eseguito soltanto poche volte nel corso di quello stesso anno. L’esecuzione che ascoltiamo è stata registrata a La Grande Halle de la Villette di Parigi. Oltre a Hilmarsson, ha poi partecipato Steindór Andersen, cantore della tradizionale narrativa epica di cui sopra nonché pescatore. Gli arrangiamenti orchestrali e corali sono stati curati dall’ex membro Kjartan Sveinsson – adesso i Sigur Rós si sono trasformati addirittura in duo, dopo la recente defezione del batterista Orri Páll Dýrason – e da Maria Huld Markan Sigfúsdóttir, violinista delle assidue collaboratrici amiina.