Album
Arrivato al traguardo del terzo album, il trentenne dublinese Conan O’Brien, titolare del progetto Villagers, affina le armi scarnificando quasi del tutto il suo songwriting. Ricordiamo l’acclamato esordio, Becoming A Jackal (2010), malinconico pop sinfonico e il seguito, Awayland (2013), nel quale il Nostro andava alla ricerca, non sempre felicemente, di altre soluzioni, nello specifico l’elettronica e il kraut.
Ora la scelta stilistica è voluta: quasi un taglio con il passato, a voler far chiarezza principalmente in se stesso: Darling Arithmetic è stato scritto, prodotto, registrato e mixato dallo stesso autore in solitaria a casa, con voce, chitarra e poco altro (batteria scarna e qualche incursione di mellotron, corno e violoncello); trattasi di canzoni intense ed efficaci, in cui la scrittura risalta e nelle quali Conan si rivela, mettendo l’amore, il coraggio e la sincerità al primo posto. Il suo songwriting è netto e determinato, ricordando sempre più uno dei numi tutelari, quell’Elliott Smith così intenso e bruciante, ma anche un Micah P. Hinson e un Conor Oberst più sinceri e diretti che mai.
La liricità rimane uno dei punti chiave della scrittura, contribuendo molto all’atmosfera pulita dei pezzi: l’iniziale Courage è esemplificativo nel porre l’accento sui temi dell’album: la sincerità soprattutto con se stesso (”C’è voluto un po’ di tempo per arrivare dove volevo… /C’è voluto un po’ di tempo per essere me stesso”), l’amore e le relazioni, l’omofobia e l’ipocrisia (Hot Scary Summer, Little Bigot), in generale quindi una riflessione che da personale aspira a diventare universale.
Darling Arithmetic è perciò il disco di un artista che è cresciuto e sta passando dagli album prettamente di formazione ad una fase più matura di consapevolezza. Un gran bel ritorno.