A stretto giro dall’annuncio dell’uscita, con annessa diffusione del testo (e polemiche connesse), L’imbrunire di Giovanni Lindo Ferretti è disponibile per lo streaming da oggi sulle principali piattaforme di streaming.
Ad ascolto fatto, la musica sottolinea il peso delle parole e i rimandi di quelle alla nota conversione ideologica e politica, ma al netto delle citazioni partigiane, della critica sociale ed economica (pandemia, UE ecc), e dei “sogni sovranisti” che tanto hanno fatto discutere sul web in questi giorni («sogno ponti levatoi e mura a protezione / piccole patrie sempre sul chi vive / risate cristalline in gelide mattine / poi mi sveglio» ), a stupire è la piattezza della canzone.
Prendendo a prestito le parole di Stefano Solventi, è un Ferretti affatto «ieratico e terrigno» quello che ascoltiamo ne L’imbrunire, scevro dell’aura solenne che ce lo ha fatto tanto amare in altre situazioni e contesti. Sterile e macchiettista, la canzone, nonostante le valide basi di Luca Alfonso Rossi degli Üstmamò (un mulinello di scorie techno, elettronica sci-fi e fumane trip hop contrappuntate da una chitarra wave) si dimentica in fretta; siamo lontani dalle argute sperimentazioni Codex, e nondimeno dalle interessanti interpretazioni del recente Bella gente d’Appennino, di madri e di famiglie.
Divertita pratica ludica o semplice mancanza di idee? Sicuramente un’ottima strategia di lancio per un brano che si rivela piatto e pretestuoso, elementi difficilmente nascondibili dietro l’affermazione dello stesso Ferretti di praticare ormai un onesto mestiere senza pretese.
Ferretti, che ha recentemente tuonato contro i concerti in streaming, ha pubblicato in questi mesi i brani Ora (un collage che riprendeva La Lune du Prajou da Ko de mondo) e Mal’aria. Il 13 luglio è uscito il live album, Bella gente d’Appennino, di madri e di famiglie, di cui su SA trovate la recensione, come anche quella di Ko de mondo, pubblicata in occasione del 25° anniversario dell’uscita dell’album dei CSI, entrambe a firma Stefano Solventi.